Stavo spulciando un ritaglio di giornale preso dal mensile di Slow Food in una giornata di quiete relativa qui al Nascondiglio.
I lavori della campagna ci hanno regalato un breve periodo di sosta in cui possiamo dedicarci ad altro ed ecco che il tema affrontato mi sembra dei più adatti per parlarne qui sul blog.
A pagina 106 dell'ultimo numero il titolo è: 'Generazione T(erra)'. L'argomento è semplice: si parla dei giovani che tornano alla terra con una nuova ottica, quella del rispetto per essa e di un contatto diretto con il pubblico, contatto che serve prevalentemente a far conoscere le problematiche e la cultura dei contadini.
Alcuni giovani agricoltori parlano di se stessi e delle proprie scelte, della voglia di innovare tornando spesso all'antico.
Gli spunti proposti mi hanno dato da pensare. E ricordare i motivi iniziali di questa mia scelta. E' vero che il fine ultimo è quello di produrre un vino ottimo (il migliore possibile), ma il mezzo è altrettanto importante. In questi anni ho imparato molto dalla natura. La sua relativa lentezza, il suo metterti alla prova, la sua richiesta di fare le cose sempre al meglio.
La vigna non ti chiede fretta e tantomeno sciatteria. Il mondo che gli ruota attorno è spesso pieno di inganni, di mezze verità, di poca collaborazione. Ma quando fai le cose al meglio, ottieni sempre delle belle soddisfazioni. Veder nascere e crescere le piante, imparare a trattarle con rispetto, trarne il giusto frutto per un prodotto d'eccellenza non è semplice e mentirei se dicessi che è stato un percorso in discesa.
Ma ora che il vino è nelle botti e che presto uscirà un nostro vino in bottiglia, le soddisfazioni sono davvero molte.
Non è certo il tempo di tirare i remi in barca, anzi sono certo che le sfide saranno tantissime già dall'immediato futuro. Ma sento di poter condividere con quei ragazzi una bella soddisfazione, quella di essere tornato a produrre qualcosa di 'buono, pulito e giusto' come dice Petrini (fondatore di Slow Food). -Questo articolo mi ha fatto sentire a maggior ragione una parte di una comunità che cresce e che vuole ricordare a tutti quanto siamo legati alla natura e quanto da essa dipendiamo.
Pensiamoci.
*verso tratto dal programma 610 di radio2 che vi suggeriamo caldamente di ascoltare, Tutti i giorni alle 17.00.
Fra pacifiche e verdi colline, il Nascondiglio di Bacco è il posto dove trovare tranquillità e relax. WWW.NASCONDIGLIODIBACCO.IT
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giovedì 12 maggio 2011
martedì 26 aprile 2011
domenica e lunedì
No, non perdetelo il tempo ragazzi,
non è poi tanto quanto si crede;
date anche molto a chi ve lo chiede,
dopo domenica è lunedì.
non è poi tanto quanto si crede;
date anche molto a chi ve lo chiede,
dopo domenica è lunedì.
Se qualcuno se lo ricordo ancora, questo era l'inizio di una canzone di Branduardi. Ed è proprio vero. Il tempo è sempre poco, sia in senso negativo che in quello positivo. C'è poco tempo per fare tutto il lavoro come si vorrebbe, c'è poco tempo per le cose davvero importanti, per le persone a cui si vuole bene.
Per questo non dobbiamo scordare quanto le cose importanti siano DAVVERO IMPORTANTI.
E' strano quanto possa essere bella una giornata passata con gli amici a trascorrere il tempo, a chiacchierare con tranquillità, non sentendo, per una volta, il peso delle cose quotidiane.
Un fuoco acceso all'aperto, l'odore della carne alla griglia, le risate nella notte. Oppure la bellezza di riunirsi tutti insieme in una casa, con gli occhi che brillano perché, anche se sono gli ultimi istanti di un giorno di festa, sai che è bello trascorrerli con chi ti sta a cuore. Scherzando, mangiando, ricordando e progettando: tutte cose che si fanno molto meglio con gli amici.
Così, sognando e fantasticando, si costruisce il proprio futuro, sempre un po' migliore del presente.
Spero sia così anche per voi!s
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sabato 23 aprile 2011
Buona Pasqua!!
La Pasqua è sempre un momento di rinascita. E la rinascita è un tema che mi sta molto a cuore ultimamente.
Una breve (troppo breve) vacanza con gli amici mi ha regalato il tempo e la voglia per rimettermi in gioco e per guardare al mio futuro con uno sguardo più intenso, più felice.
Da questi tre giorni insieme sono nati molti progetti, tanta voglia di cominciare cose nuove e finire quelle vecchie e sembra proprio che a tutti sia venuta una voglia matta di potare le cose inutili per dare più spazio a quelle importanti. E parlare di potatura ad un viticoltore è proprio come sfondare una porta aperta. Per questo ho iniziato ad eliminare alcune cose inutili cercando di dare più spazio a quelle che sono il sale della terra.
Sono sicuro che ognuno di voi avrà provato almeno una volta nella vita la sensazione di essere pieno di cianfrusaglie, cose accumulate nel tempo ma anche impegni, persone, conoscenze superficiali, di cui non sente la necessità. Molto spesso anche le parole sono inutili.
Se volete vedere qualcosa in più di questa vacanza, potete curiosare nel blog di Cambiando strada qui e qui, mentre vi consiglio nuovamente il blog troppicoloriperaccontentarsi, nato sulla scia di questa vacanza e dalla voglia di Sara di sperimentare qualcosa di nuovo e mettere per iscritto i suoi pensieri e le sue passioni.
Rinascita e potatura sono spesso due facce della stessa medaglia. Con il tempo i semi portano dei grandi frutti.
Buona Pasqua a tutti!
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venerdì 15 aprile 2011
potatura e colori!
Le avventure di Bacco sono finite, almeno per il momento. Il nostro cane ha vissuto pericolosamente e durante l'ultimo mese ci ha raccontato la sua versione dei fatti. Ad essere sincero le cose non sono andate proprio in questo modo, ma forse noi umani abbiamo meno fantasia dei nostri amici a quattro zampe!
La vita in campagna procede operosa come al solito e tra febbraio, marzo e questa metà di aprile siamo stati dietro ai lavori più importanti come la potatura e la legatura delle piante, in modo da dare la giusta forza e forma ad ogni ramo ed a ogni futuro grappolo d'uva. Finalmente questi lavori sono finiti (durati più a lungo di quanto avremmo voluto) e siamo passati alla pulizia delle gemme inutili che crescono sul tronco.
Ugualmente la cantina procede nella costruzione e a breve inizieremo a pensare all'inaugurazione, magari sorseggiando un paio di vini del 2010 messi in bottiglia.
Ma per tutto questo ci vorrà ancora molto lavoro ed un po' di pazienza.
Adesso però vogliamo parlarvi di un blog appena nato che già mostra molta fantasia e dei bei racconti che non mancheranno di appassionarvi. Si tratta di troppicoloriperaccontentarsi, un'idea nata in un momento davvero bello e da spunti coinvolgenti. Se un giorno .S, l'autrice, vorrà raccontare la genesi di questo suo esperimento lo farà con parole sue. Intanto vi invitiamo ad immergervi in questo suo mondo magico e colorato, fatto di parole ed immagini semplici e personali, sicuramente non banali.
Fra poco lo troverete fra i nostri preferiti in modo che possiate andare a sbirciarlo di tanto in tanto e trovarci tante novità!
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domenica 10 aprile 2011
La versione di Bacco - Capitolo 8 -La ricompensa
il gregge |
Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
'Ragazzi' iniziai a dire con un filo di voce appena arrivato nel mezzo del gregge di Che, Sti e Fi. 'Ecco il vostro collare, quello della Rosa'
I tre mi guardarono stupefatti. Avevano gli occhi fuori dalle orbite e non riuscivano nemmeno ad articolare un solo suono nella loro solita lingua. Così, prima che si potessero riprendere, iniziai a raccontare tutta la storia, più o meno fedelmente a come era accaduta. Solo che io ero un po' più eroico ed invece di qualche gattino c'erano protagonisti una decina di tigri siberiane. Ma il mio eroismo era ugualmente intatto.
Parlai per qualche minuto e l'unico rumore che si sentiva era quello del mio discorso. Persino le pecore, solitamente molto rumorose con i loro continui belati stonati, si erano zittite e si avvicinavano sempre di più ad ascoltare le mie mirabolanti imprese. Sulla scia dell'attenzione raccontai qualcosa anche dell'osso di Cerbero e delle uova appena calde, le altre avventure di quella giornata.
Certo, avevo romanzato un po' la storia, ma sapete come va in questi casi.
Alla fine alcune pecore piangevano, altre avevano smesso di respirare e nessuna brucava più. Un paio di loro mi si avvicinarono per carezzarmi con le loro zampe pelose e mi dichiararono eroe dell'anno a nome di tutto il gregge.
Furono loro a darmi l'indicazione. Non i miei amici Che, Sti e Fi, ma proprio queste morbide e soffici creature.
Fu la più anziana a parlare. Indossò per l'occasione un paio di curiosi occhialetti che si reggevano sul naso senza stanghette.
'Vieni cucciolo nero' mi disse. 'Sappiamo che vai cercando la Fagianecora, ed oggi hai dimostrato di saperla conquistare. Va nel luogo pieno di piccoli cuccioli d'uomo, e supera l'ultimo verde recinto. Sfuggi ai vecchi con il lungo bastone e attento alle macchine che si muovono improvvise, con grande rumore. Oltre il luogo ove trovare acqua, a dieci metri nella direzione del grande alberogabinetto, lì troverai, nel folto dell'erba, l'ultima delle fagianecore. Ma fa in fretta. E' un animale che scompare in fretta ed è molto spaventato dai cuccioli d'uomo. Sappiamo che stamattina era ancora lì, ma non puoi perdere tempo.'
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sabato 2 aprile 2011
La versione di Bacco - Capitolo 7 - La cagnolina Rosa
Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
Dopo un lento confabulare Che, Sti e Fi erano pronti per rivelarmi la terza prova, la più difficile.
'Adesso è il tempo di affrontare l'ultimo ostacolo' iniziò a dire Che.
'Il più impervio dopo le uova calde e l'osso di Cerbero' proseguì Sti.
'Dovrai conquistare' finì Fi, 'il cuore della bella barboncina Rosa e portarci un suo pegno d'amore!'
Sapevo di cosa si trattava e sapevo che sarebbe stato impossibile.
La barboncina rosa era una cagnetta dal colore improbabile, la puzza sotto il naso e lo sguardo altero, fin troppo. Viveva in paese, adagiata nella mollezza di mille cuscini nel suo appartamento, accompagnando una signora anziana a prendere aria di tanto in tanto. Aveva un parrucchiere personale che le faceva il pelo secondo l'ultima moda. D'inverno usciva con dei maglioncini firmati, d'estate aveva un taglio corto con le meches su un lato.
Il corpo era snello, ma di quelli che ti fanno sospettare che non tutto sia naturale, magari era andata dal chirurgo per farsi mettere a posto il sedere o il naso.
Tutti la chiamavano Rosa o Rosetta dal giorno in cui il suo parrucchiere aveva sbagliato tinta al pelo e per un paio di settimane era assomigliata allo zucchero filato del circo.
Il mio compito era quello di conquistrarla e farmi regalare la cosa a cui teneva di più: il suo collare di canoski, pieno di pietre brillanti e preziose.
Molti avevano tentato la strada per il suo cuore, ma nessuno aveva portato a termine la missione. Dobberman dalle orecchie affilate, levrieri afgani del portamento dignitoso, molossi argentini, simpatici mastini napoletani dall'accento improbabile, tutti avevano fallito. Persino il cane di un nobile conte si era presentato a lei con collare d'oro, ma a nulla erano valse le sue avances.
Io avevo una sola occasione, ed era quasi ora della sua passeggiata, quindi dovevo sbrigarmi.
Arrivai in paese mentre Rosa usciva con la sua padrona. Avevano tutte e due lo stesso aspetto. L'anziana padrona con una permanente color argento vaporosa fino all'inverosimile, il naso all'insù e un leggero guinzaglio in mano. La giovane cagnolina con lo stesso naso all'insù come ad evitare qualsiasi insopportabile puzza del mondo, il pelo lucido e liscio, lo sfavillante collare.
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domenica 27 marzo 2011
La versione di Bacco - Capitolo 6 - L'ossario di Cerbero
Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
Eccomi di nuovo in caccia. Dopo aver portato ai miei amici le tre uova calde, è il momento di affrontare Cerbero e prendere le sue ossa.
Nel circondario Cerbero è famoso per la sua ferocia. Tutti ne hanno paura e tremano al suo abbaiare. Dalla valle si sente l'eco della sua cattiveria e persino le civette smettono di cantare la notte quando ci sono i suoi latrati. E la luna tramonta, se lui lo vuole.
Grande come una quercia, con le zampe forti come tronchi e unghie d'acciaio. Tutto nero con due occhi feroci e denti bianchi d'avorio puro. Di razza imprecisata, forse russa, forse australiana, qualcuno racconta che Cerbero fosse un cane da difesa contro gli Orsi polari oppure un pastore di Canguri o di ferocissimi Opossum brasiliani.
Ma nessuno lo conosce come me.
La prima volta che lo incontrai mi ringhiò tutta la sua ferocia contro. Con un solo latrato mi aveva pettinato le orecchie entrambe dallo stesso lato e mi aveva fatto la riga al pelo della schiena.
E non avevo ancora fatto niente. Aveva gli occhi color del sangue, come se avesse appena mangiato uno spezzatino di cinghiale. Lo guardai fisso negli occhi. Non potevo muovermi per la paura. Aveva una catena fissata al collo ed attaccata ad un albero secolare. Ma non ero sicuro che avrebbe retto a tanta irruenza.
Stavo per farmi la pipì addosso quando rimasi impietrito sullo sguardo. Quel colore rosso mi diceva qualcosa. Qualcosa che dovevo aver sentito dire dal mio padrone Dwight sugli occhi rossi.....
Mi ricordai ed alzai timidamente una parte del labbro, come in un sorriso ironico. In verità era una timida imitazione di un sorriso ironico, ma non volevo rischiare di mostrare i canini, una mossa che avrebbe decretato la mia fine.
'Mangiato pesante, vero?' Si, devo aver detto qualcosa del genere. Avevo pensato che quegli occhi rossi dovevano essere il sintomo di un'indigestione o peggio.
'Buurrrppp!!' Mi rispose Cerbero con molta gentilezza.
Pochi minuti dopo eravamo amici. Gli avevo portato una pasticca effervescente di quelle che prende il mio padrone quando ha mangiato troppo e lui si era sentito subito meglio. Da quel momento io e lui giochiamo ogni giorno , anche se nessuno l'ha mai saputo. Si perché Argo deve sempre mantenere alta la sua dignità di cagnaccio, altrimenti come potrebbe difendere il suo territorio?
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domenica 20 marzo 2011
La versione di bacco - Capitolo 5 - l'uovo caldo
Mi preparo alla mia grande avventura. Primo impegno: l'uovo caldo per i miei amici. So dove andarlo a prendere, dai miei amici lavoratori.
Sono persone simpatiche, di poche parole ma molto alla mano. Gente che arriva da lontano e lavora tutto il giorno senza fermarsi un momento. Qualche volta lavorano anche di notte, anche se non ne sono molto sicuro visto che io di solito dormo.
Hanno una piccola casetta per dei polli che ogni tanto incontro per strada. I polli non mi piacciono molto, non hanno l'aria intelligente. Si muovono in modo buffo, con un ritmo incostante e sembrano sgraziati quando passeggiano. Hanno sempre paura di tutto ed ogni volta che mi avvicino iniziano a strillare e provano a svolazzare in tutte le direzioni.
Questa volta sarò più prudente.
Per prima cosa mi ruzzolo nel fango almeno un paio di volte, così mi mimetizzo meglio. Mi acquatto nell'erba e striscio come un serpente, senza far rumore e sotto vento.
Sono a pochi metri da una delle galline. E' tranquilla, non sospetta nulla. Becchetta per terra alla ricerca di qualche sassolino con cui giocare, un verme da mangiare o qualche seme.
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giovedì 17 marzo 2011
150 e non sentirli
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Giuseppe Garibaldi |
Oggi è il momento per la festa. La festa della nostra patria. Questa Italia che molto spesso insultiamo, che non amiamo mai abbastanza, quest'Italia che roviniamo praticamente ogni giorno.
Lo so, non è il modo giusto per iniziare un post. Ma oggi voglio riflettere, prima di iniziare a festeggiare. E voglio ripensare a tutte quelle persone che 150 anni fa credevano con una grandissima intensità che la nostra nazione era nata per essere unita, per combattere sotto una sola bandiera. E che era giunto ormai il tempo per unirsi, per combattere e cacciare le decine di dominazioni straniere che pesavano sulle nostre spalle. Cacciare i Borboni, gli Asburgo, i Lorena, perfino il Papa con il suo dannoso potere temporale.
Migliaia di soldati, migliaia di volontari che diedero la vita per un'idea senza averne nulla in cambio se non la grandezza del loro stesso gesto e la sicurezza di agire per il bene del proprio paese.
Persone che ricevettero una misera pensione e la delusione di vedere un'unione nata e portata avanti nel sangue, soprattutto al sud (vi ricorda niente il brigantaggio, le mafie, le esecuzioni di massa?).
E Garibaldi che perse amici nella guerra, la moglie nella fuga dalla repubblica romana, il suo posto in parlamento e le sue battaglie repubblicane. E finì i suoi ultimi giorni sull'isola di Caprera ad allevare asini, lui che da solo ha costruito almeno metà della nostra storia.
Oggi mi chiedo, senza polemica e senza pessimismo: sono degno di essere italiano come uno solo fra questi tanti personaggi? Faccio qualcosa perché la loro vita ed il loro sacrificio non vada perso nella storia? Sto realizzando quei sogni di nazione che loro avevano?
E non parlo di importanza economica e tantomeno militare, ma di quell'importanza che l'Italia ha unica al mondo per la sua arte, la sua storia, i suoi personaggi e i suoi pensieri. Quell'importanza di cui ha parlato anche Benigni a SanRemo, costituita dal diritto romano, dalle forme dell'arte, dai geni inventori, dalla passione per le cose belle e giuste.
Ecco, in questo giorno io vorrei festeggiare la passione per le cose belle e giuste di un'intera nazione, riunificata da 150 anni, ma importante per il mondo da sempre.
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domenica 13 marzo 2011
Ascoli Piceno su Usa Today
Ascoli Piceno è la città in cui sono nato. Mi è sempre piaciuta sia per la sua dimensione che per la sua arte. Nei secoli è stata conquistata, si è ribellata, ha costruito ed immaginato il proprio futuro. Ed anche se ha tutti i difetti di una piccola città di provincia, per fortuna ne ha anche tutti i pregi. E spesso accade che degli occhi esterni, quelli dei nostri ospiti qui nell'agriturismo, me la facciano riscoprire e vedere con un'ottica differente.
Oggi tocca al giornale USA TODAY che include la città fra le dieci più belle in Italia fra quelle meno conosciute (se volete leggere l'articolo lo trovate qui).
Pensare che un giornale così famoso ed importante abbia scelto proprio Ascoli fra le più belle mi fa ripensare ai tanti luoghi affascinanti, ai locali storici, alla vita di ogni giorno, alle sensazioni che le mura di travertino sanno trasmettere. Alla pace che alcuni rituali e tradizioni sanno mantenere nel tempo. Passeggiare lungo piazza del Popolo, come facevo anni fa, fermarsi per prendere un aperitivo a base di olive fritte ed un bicchiere di vino bianco locale (pecorino o passerina che sia) sono momenti che sanno regalare pace e tranquillità a qualsiasi giorno.
Guardarsi attorno, vedere facce più o meno conosciute, girare un angolo e trovare uno scorcio ancora pienamente medioevale, poi uno rinascimentale; una libreria in un vecchio palazzetto, un lattaio che prepara cioccolate e maritozzi, un chiosco di cibo fritto, una chiesa romanica accanto ad una gotica, un grande negozio di abiti da cerimonia proprio accanto ad un piccolo bugigattolo che vende jeans strappati ma ugualmente costosi.
Un chiostro medioevale ristrutturato, pulito e illuminato dove fermarsi per quattro chiacchiere, bere alla fontana e, al mattino, acquistare frutta e verdura dai contadini del circondario; piccoli e grandi negozi di ceramica, vanto del nostro artigianato; il teatro comunale, affascinante e dall'acustica perfetta; le pasticcerie con i loro odori e le loro tentazioni; il caffè Meletti (purtroppo adesso chiuso) con la sua nostalgia della belle epoque e il suo innegabile fascino magnetico.
Grazie a Usa Today, per avermi fatto ricordare quanto sia bella la mia città!
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La versione di Bacco - Capitolo 4 - Le tre prove
Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
Facciamo il punto della situazione.
Questa mattina, come tutti i giorni mi sono svegliato per correre e giocare. Ma dopo poco, grazie al pastore tedesco Rad, ho scoperto l'esistenza della fagianecora, un essere metà fagiano e metà pecora. Per saperne di più sono andato dai miei amici pastori abruzzesi Che, Sti e Fi.
Loro hanno sgranato gli occhi e hanno iniziato a spiegare:
'Per trovare la fagianecora dovrai superare tre prove.' Inizia a spiegare Che. 'La prima è l'uovo del contadino'
'Dovrai essere capace a rubare l'uovo direttamente dal sedere di una gallina' continua Sti 'e portarlo a noi ancora caldo e del tutto integro, non dovrà esserci nemmeno una piccola scalfittura.'
'Poi c'è la seconda prova' mi spiega solennemente Fi. 'Si tratta dell'ossario di Cerbero, il cane che vive oltre la collina. Tutti sappiamo che da qualche parte ha nascoste centinaia di ossa, ma nessuno sa dove siano e soprattutto nessuno ha il coraggio di rubargliele'
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giovedì 10 marzo 2011
La versione di Bacco - Capitolo 3 - Il gregge di Che, Sti e Fi
Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
Sempre al lavoro i miei tre amici pastori abruzzesi. E' proprio vero, questa è gente infaticabile.
Li trovo dopo una lunga corsa di qualche chilometro e come al solito sono contenti di vedermi quanto io sono contendo di vedere loro. Mi avvicino con i soliti inchini e cercando di imitare il loro dialetto, ma mi riesce difficile, ma d'altronde io sono toscano d'origine e la mia 'c' aspirata non aiuta.
Inizio a scodinzolare prima a sinistra e poi a destra, salto addosso a Che e cerco di rubargli il fazzoletto rosso ma lui mi rovescia velocemente e mi azzanna al collo. Giusto in tempo arriva Stefanino che frana addosso a tutti e due e mi toglie il respiro per qualche secondo. Prima che riesca a reagire si sente la voce di Fi che dice: 'Ue! Giall e rosc, lu cafon s'arcunosc! Bacco, biell d cas, comm sti?'
(Lo so, non sono facili da capire, ma cercherò di farvi una traduzione)
'Che bello rivedervi, amici' gli rispondo io, ' è tanto che non passavate da queste parti!'
'Lo sai che passiamo tutti gli anni' mi risponde Stefanino rosicchiando un osso.
'E' sempre la solita noia' aggiunge Che. Eppoi: 'La cambagna cambe'
'La cerque che pò fa? la jiann!' risponde Fi.
'Lu Sazije nen grèd a lu dijùne' finisce Sti.
Fanno sempre così. Finiscono i discorsi con un proverbio. E quando uno inizia, gli altri continuano. Potrebbero passare giornate intere a parlare in questo modo. E spesso lo fanno. Ho sentito queste tiritere per pomeriggi interi. Me ne ricordo così tanti che potrei aprire una pagina su facebook solo con il loro dialetto.
Ma non mi perdo d'animo. Questa volta non sono venuto a sentirli discutere, ma a chiedere una cosa importantissima. Sapranno dirmi qualcosa sulla Fagianecora?
Interrompo Fi mentre sta dicendo qualcosa come 'Mej 'n scarambambul che cend' sammalicch' (una cosa che dovrebbe interessarmi, ma non in questo momento), e a bruciapelo gli chiedo cosa ne sa di questo animale misterioso.
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sabato 5 marzo 2011
La versione di Bacco - Capitolo 2 - Le fagianecore
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Radetzky, il vecchio pastore tedesco |
Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
E' ancora fresco quando usciamo dalla stalla. Abbiamo fatto il solito giro, io, Al e Rad, i miei amici a quattro zampe. Che poi, anche io ho 4 zampe, ma non puntualizziamo troppo.
Siamo in vena di chiacchiere questa mattina e il vecchio Radetzky, il pastore tedesco che chiamo Rad, ha voglia di raccontarci di quando era giovane. Lui le ricorda, queste colline, quando ancora giravano i greggi di pecore e era pieno di fagiani.
'Ma le pecore ci sono ancora', dico io.
'Si', aggiunge Al il bastardino, 'e pure i fagiani non mancano, c'è quel maschio che va sempre in giro con le sue piume pulite e il petto gonfio'.
'Non è vero', risponde stizzito Rad. 'Voi non sapete di cosa parlate. Quando ero giovane come voi, e inesperto e insolente.... allora ce n'erano di pecore e fagiani. E pure fagianecore, delle bestie grandi come pecore e con le ali di fagiano, piene di colori e con una coda piumata bellissima. Ma cosa ne volete sapere voi... io ... io ....' e poi comincia a borbottare qualcosa di incomprensibile in un tedesco pieno di consonanti.
Detto questo il vecchio Rad si rimette a cuccia, con la lentezza e la solennità di un elefante indiano. Incrocia le zampe posteriori una sull'altra, si piega in avanti e poi poggia anche il sedere a terra con la maestria di chi fa queste cose da sempre. Prima o poi dovrò imparare a sedermi in questo modo.
Io e Al ci guardiamo. Sappiamo che quando fa così, il vecchio Rad non ha intenzione di dire una parola in più. Ma siamo incuriositi. Vorremmo saperne di più di queste Fagianecore ma non sappiamo a chi chiedere. Gironzoliamo per un po', passa qualche macchina lungo la strada. Non possiamo chiedere al cane giallo, quello non conosce altro che recinto e cuccia. Una volta gli ho chiesto un'informazione su una colomba di passaggio e lui mi ha saputo solo rispondere 'RECINTORECINTORECINTORECINTORE CINTORECINTO' abbaiando con tutto il fiato che aveva in gola.
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giovedì 10 febbraio 2011
Frankenstein Junior - Omaggio
E' passata appena una settimana da quando, con degli amici, sono andato al cinema per gustare sul grande schermo il bellissimo film 'Frankenstein Junior' ('Joung Frankenstein' nell'originale inglese), che qualche anno sulle spalle ce l'ha, visto che è del 1974.
Girato in bianco e nero, seguendo i canoni di un'estetica anni '20, riprende la storia del mostro di Frankenstein dal romanzo di Mary Shelley, strizzando l'occhio (come si dice in questi casi) alle pellicola precedenti, dalle tinte sicuramente più fosche.
Il film, ad oggi il dvd più venduto in Italia, è un pilastro delle commedie americane e fa parte dell'immaginario di tantissimi fan.
Io personalmente conosco molte delle battute a memoria e rido ogni volta che le rivedo, anche se è la milionesima volta.
Rivederlo al cinema fa un grande effetto. Le immagini fanno sognare e queste, in più, suscitano risate. Inoltre molte scene, viste su uno schermo panoramico, sono ancora più comiche e i particolari che si notano rendono ancora più straordinarie le invenzioni della pellicola.
Per tutto questo ho pensato di parlarvi qui di Frankenstein Junior e di regalarvi la brevissima di Igor, che è una filosofia di vita e insieme un grande insegnamento per tutti noi! Godetevi il filmato sopra!
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mercoledì 5 gennaio 2011
Presepe...?
Ecco. Ogni tanto mi imbatto in qualche cartello un po' strano come quello che vedete nella foto. E senza perdere tempo lo fotografo.
Siamo in periodo natalizio, di presepi ce ne sono in ogni casa ed in ogni parrocchia, tantissimi paesi organizzano presepi viventi nelle piazze medioevali e non solo. Quello che mancava all'appello è un presepe movimentato.
Secondo voi che significa? Sarà un presepe in cui tutti si muovono a ritmo di samba e poi fanno il trenino? Oppure un presepe allegro con gente che suona, canta e balla? Oppure un presepe in cui il bue e l'asinello si dimenano cercando di scaldare il Bambino? O ancora un presepe installato in un rione confusionario in cui ci sono urla, gente che discute, bambini che giocano a palla e molto altro?
Io sinceramente non ho avuto la forza di andare a controllare, rimarrò con il dubbio ...
Ps. Le indicazioni della stradale, la questura e la prefettura non vi traggano in illusione, non si tratta di un presepe pieno di polizia...
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domenica 2 gennaio 2011
La torta di grano saraceno e i grandi amici
Era una giornata tranquilla di metà novembre quando Marta e Ale di Cambiandostrada mi mandano una mail per propormi questo concorso.
'E' semplicissimo' dicono per convincermi, ci divertiremo, penso io.
Di cosa si tratta? E' necessario conoscere un amico/a nel mondo dei blogger, scegliere una ricetta importante per entrambi e pubblicarla sul blog. La coppia migliore viene premiata con un fantastico KitchenAid rosso fiammante!
Facile fino a questo punto. Perché con degli amici come Ale e Marta le ricette sono decine, centinaia, migliaia. Non perché cuciniamo 24 ore su 24 ma perché i sapori delle vere amicizie si rincorrono spesso con i sapori del palato. Così abbiamo cercato nella memoria.
Qualche piatto creato ad un campo scout? No, mancano ingredienti fondamentali come una tenda, il sudore, un fuoco approssimativo e soprattutto la cenere che vola nel piatto (quando poi il piatto non cade a terra).
Le olive all'ascolana, patrimonio culinario dell'umanità intera e della nostra città? No, io sono contrario alla divulgazione della vera ricetta.
E' andata avanti così per un pezzo, a cercare la ricetta adatta... poi c'è stato un ricordo ed un sapore che sono riemersi alla memoria.
E' andata avanti così per un pezzo, a cercare la ricetta adatta... poi c'è stato un ricordo ed un sapore che sono riemersi alla memoria.
Sono passati anni. Ma non passa mese che io non vada a rivedere su internet questo posto (clicca qui se vuoi vederlo anche tu). Un paradiso fra le montagne del Trentino. La storia di un ragazzo che, facendosi aiutare dalla famiglia, ha rimesso in funzione una vecchia baita comunale, rendendola una malga per il pascolo delle sue mucche e un rifugio accogliente ed amorevole per chi si vuole avventurare fin lassù. Pochi letti, bagno in comune, l'energia elettrica che termina alle 21.
Il cuore e la simpatia di persone vere e vive. Ricordo la stufa nella sala centrale. Ricordo l'alba ed il tramonto sulle montagne. Ricordo il formaggio, l'odore dentro la stalla, il colore dell'erba. Ricordo le persone con cui ho condiviso questi momenti e quelle che ho conosciuto lì.
Ricordo il cibo, il latte, lo yogurt, i frutti di bosco. E ricordo la più buona delle torte buone: quella di grano saraceno. Semplice, ricca e povera allo stesso tempo, gustosa ed antica, lontana dai sapori di plastica delle merendine industriali. Ricca di storia e tradizione.
Se vuoi la ricetta e il resto della storia, clicca su ulteriori informazioni e continua a leggere!
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domenica 12 dicembre 2010
Che soddisfazione...
Che soddisfazione seguire la macchina di google street view per le vie della città... e fotografare la macchina che fa le fotografie....
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mercoledì 8 dicembre 2010
Per il Natale, ci sono regali importanti
Il Natale spesso si trasforma in corsa ai regali, alle feste, al divertimento. Possiamo trasformare tutto questo e riportarlo alla sua origine, ad un momento in cui trovare noi stessi ed aiutare gli altri. Da anni, 16 ormai, Emergency si batte nei luoghi e nelle situazioni più difficili per salvare la vita del prossimo, di qualsiasi religione, etnia e stato sociale esso sia.
Uno dei più profondi messaggi di pace che si possano mandare.
Sosteniamo Emergency, scopriamo le loro attività, parliamone, tesseriamoci, doniamo quello che possiamo e magari comperiamo da loro i nostri regali natalizi. E non dimentichiamoci il resto dell'anno.
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domenica 5 dicembre 2010
venerdì 3 dicembre 2010
Inception
Stavolta cambiamo registro e vi parlo di un film. Chi mi conosce sa che una delle mie passioni più grandi, a pari merito con quella enologica a tutto campo, è quella per il cinema. Tralascio i miei discutibili gusti personali che puntano verso il cinema americano di ogni genere e vi consiglio un film da recuperare (fra poco) in dvd visto che è ormai difficile da trovare al cinema. Si tratta di Inception, con Leonardo Di Caprio e girato da Christopher Nolan, già autore degli ultimi due Batman, The Prestige e del bellissimo Memento.
La storia è onirica, crea scatole cinesi ed illusioni fra cui si muovono personaggi complicati e misteriosi. Il vero protagonista è il sogno, il suo essere un luogo illimitato e senza regole, capace di dare forza e concretezza a tutto quello che vogliamo.
A distanza di quasi due mesi dalla visione di Inception, mi capita ancora spesso di ripensare alle sue immagini, alla sua trama, alle possibilità infinite che offre la mente e il suo vagare durante il sonno. In pratica sono colpito da un continuo stimolo a sognare ed inventare ad occhi aperti.
E per questo vi consiglio di vedere il film perché, nonostante e grazie alla sua trama complicata, regali anche a voi la sensazione che esiste un mondo dove tutto è possibile, dove siamo noi gli attori e i creatori della nostra vita. E dove il sogno e la realtà si fondono assieme, proprio come suggerisce l'ultima significativa inquadratura della pellicola.
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