giovedì 17 marzo 2011

150 e non sentirli

Giuseppe Garibaldi
Oggi è il momento per la festa. La festa della nostra patria. Questa Italia che molto spesso insultiamo, che non amiamo mai abbastanza, quest'Italia che roviniamo praticamente ogni giorno. 

Lo so, non è il modo giusto per iniziare un post. Ma oggi voglio riflettere, prima di iniziare a festeggiare. E voglio ripensare a tutte quelle persone che 150 anni fa credevano con una grandissima intensità che la nostra nazione era nata per essere unita, per combattere sotto una sola bandiera. E che era giunto ormai il tempo per unirsi, per combattere e cacciare le decine di dominazioni straniere che pesavano sulle nostre spalle. Cacciare i Borboni, gli Asburgo, i Lorena, perfino il Papa con il suo dannoso potere temporale. 
Migliaia di soldati, migliaia di volontari che diedero la vita per un'idea senza averne nulla in cambio se non la grandezza del loro stesso gesto e la sicurezza di agire per il bene del proprio paese. 
Persone che ricevettero una misera pensione e la delusione di vedere un'unione nata e portata avanti nel sangue, soprattutto al sud (vi ricorda niente il brigantaggio, le mafie, le esecuzioni di massa?). 
E Garibaldi che perse amici nella guerra, la moglie nella fuga dalla repubblica romana, il suo posto in parlamento e le sue battaglie repubblicane. E finì i suoi ultimi giorni sull'isola di Caprera ad allevare asini, lui che da solo ha costruito almeno metà della nostra storia. 
Oggi mi chiedo, senza polemica e senza pessimismo: sono degno di essere italiano come uno solo fra questi tanti personaggi? Faccio qualcosa perché la loro vita ed il loro sacrificio non vada perso nella storia? Sto realizzando quei sogni di nazione che loro avevano? 
E non parlo di importanza economica e tantomeno militare, ma di quell'importanza che l'Italia ha unica al mondo per la sua arte, la sua storia, i suoi personaggi e i suoi pensieri. Quell'importanza di cui ha parlato anche Benigni a SanRemo, costituita dal diritto romano, dalle forme dell'arte, dai geni inventori, dalla passione per le cose belle e giuste. 
Ecco, in questo giorno io vorrei festeggiare la passione per le cose belle e giuste di un'intera nazione, riunificata da 150 anni, ma importante per il mondo da sempre.

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