Il seguente testo è stato trascritto dal diario personale di Bacco, Flat Coat Retriver di professione.
Dopo un lento confabulare Che, Sti e Fi erano pronti per rivelarmi la terza prova, la più difficile.
'Adesso è il tempo di affrontare l'ultimo ostacolo' iniziò a dire Che.
'Il più impervio dopo le uova calde e l'osso di Cerbero' proseguì Sti.
'Dovrai conquistare' finì Fi, 'il cuore della bella barboncina Rosa e portarci un suo pegno d'amore!'
Sapevo di cosa si trattava e sapevo che sarebbe stato impossibile.
La barboncina rosa era una cagnetta dal colore improbabile, la puzza sotto il naso e lo sguardo altero, fin troppo. Viveva in paese, adagiata nella mollezza di mille cuscini nel suo appartamento, accompagnando una signora anziana a prendere aria di tanto in tanto. Aveva un parrucchiere personale che le faceva il pelo secondo l'ultima moda. D'inverno usciva con dei maglioncini firmati, d'estate aveva un taglio corto con le meches su un lato.
Il corpo era snello, ma di quelli che ti fanno sospettare che non tutto sia naturale, magari era andata dal chirurgo per farsi mettere a posto il sedere o il naso.
Tutti la chiamavano Rosa o Rosetta dal giorno in cui il suo parrucchiere aveva sbagliato tinta al pelo e per un paio di settimane era assomigliata allo zucchero filato del circo.
Il mio compito era quello di conquistrarla e farmi regalare la cosa a cui teneva di più: il suo collare di canoski, pieno di pietre brillanti e preziose.
Molti avevano tentato la strada per il suo cuore, ma nessuno aveva portato a termine la missione. Dobberman dalle orecchie affilate, levrieri afgani del portamento dignitoso, molossi argentini, simpatici mastini napoletani dall'accento improbabile, tutti avevano fallito. Persino il cane di un nobile conte si era presentato a lei con collare d'oro, ma a nulla erano valse le sue avances.
Io avevo una sola occasione, ed era quasi ora della sua passeggiata, quindi dovevo sbrigarmi.
Arrivai in paese mentre Rosa usciva con la sua padrona. Avevano tutte e due lo stesso aspetto. L'anziana padrona con una permanente color argento vaporosa fino all'inverosimile, il naso all'insù e un leggero guinzaglio in mano. La giovane cagnolina con lo stesso naso all'insù come ad evitare qualsiasi insopportabile puzza del mondo, il pelo lucido e liscio, lo sfavillante collare.
Mi acquattai a pochi metri da loro, strisciavo sull'asfalto come un giaguaro, nero a confondermi con terreno. Ogni tanto Rosa si girava e guardava nella mia direzione, sembrava sorridere sottilmente. La padrona non mi aveva visto, ma io non sapevo cosa fare. Stavano arrivando al parco e avevo poco tempo per agire. Sarebbe stato difficile avere il collare da lei, ma con la padrona in giro, sarebbe stato addirittura impossibile.
La Fagianecora si stava allontanando sempre di più dal mio futuro, me ne rendevo conto, quando un colpo di fortuna mi venne in soccorso. Un gatto. Si, proprio uno di quelli a quattro zampe e tanto odiosi quanto veloci. Arrivò di colpo in mezzo al parco, come se quello fosse il suo territorio. Rosa non riuscì a mascherare con l'altezzosità il suo istinto canino ed iniziò a inseguirlo per la via. La padrona aveva perso il guinzaglio e urlava istericamente.
Dovevo approfittare del momento ed inseguii Rosa per quasi un chilometro. Lei intanto tallonava il gatto. Finimmo tutti e tre in un vecchio casolare abbandonato. Io, lei e tanti gatto.*
Si, sembrava di essere finiti in una tana-famiglia. E non era un bel posto per una cagnolina sola e con una manicure da difendere.
I gatto* la videro. Come se si fosse presentata vestita da clown ad un funerale. Nell'istante in cui le si gettarono addosso, io feci un balzo e mi misi in mezzo, lanciando un paio di latrati come mi aveva insegnato Argo. I gatto* si misero paura e io ne morsi un paio tanto per far capire chi comanda. Il terzo lo lasciai che tremava ancora.
Presi Rosa per il collare visto che da qualche istante non respirava e era diventata immobile come una pietra. La sollevai da terra e mi misi a correre. Sapevo che i gatto* si sarebbero riavuti in poco tempo e mi avrebbero linciato, se fossi rimasto.
Mi fermai quando eravamo al sicuro e notai che Rosa mi guardava con occhi diversi. Quando la posai in terra stava sbattendo le ciglia ed emanava un profumo paradisiaco. Mi accarezzò la faccia lentamente ed iniziò a riempirmi di complimenti dicendo che ero il suo salvatore e tante altre altre sciocchezze. Lentamente si distese nell'erba e mi spinse in terra. Muovendo le zampette a tempo si sfilò il guinzaglio e io già sentivo il cuore battere sempre più velocemente. Me lo tirò addosso con studiata lentezza, poi continuò a guardarmi fisso negli occhi.
Avevo la lingua in terra e continuavo ad ansimare a ritmo per riprendere un po' di fiato. Sapevo quello che mi aspettava e dovevo recuperare le energie in fretta.
Rosa aprì il suo bellissimo collare luccicante e lo posò in terra accanto a lei, poi mi fece cenno di avvicinarmi con le zampe. A quel punto non ci vedevo più dalla felicità. Mi avventai su di lei, afferrai il collare ed iniziai a correre più velocemente che potevo. Avevo poco fiato, ma dovevo farmelo bastare.
Dietro di me sentivo abbaiare Rosa e la sua padrona che era finalmente arrivata.
Continuai a correre, fino a quando non intravidi il gregge dei miei amici Che, Sti e Fi.
Il collare era con me, la fagianecora era ormai vicina.
*così nella versione di Bacco
tratto dal diario orale del nostro cane Bacco. Prossimamente altre puntate.
1 commento:
Ho letto tutto d'un fiato tutti i capitoli, perchè l'ho scoperto solo ora, sono irrimediabilmente catturata dalla lettura di questa strabiliante avventura.....:)
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